Kevin era un ragazzaccio che viveva selvaggiamente su un’isola completamente abbandonata, deserta, spaventosamente silenziosa, desolata. Aveva vissuto fin da piccolo con sua mamma e suo papà.
Alla morte dei suoi genitori, dovuta ad un incidente in mare, era rimasto completamente solo.
Kevin era robusto, alto, forte, con i capelli di colore grigio scuro, rugoso di viso, gli occhi di un azzurro chiaro, quasi trasparenti.
Si vestiva sempre con gli stessi vestiti sporchi, strappati, tutti pieni di macchie e luridi. Non curava il suo aspetto fisico, anche perché non si era mai visto allo specchio.
Ma in un giorno come gli altri gli succede qualcosa. Kevin decide di andare dall’altra parte dell’isola e lì trova un vascello abbandonato sulla spiaggia. Avvicinandosi ad esso in punta di piedi, sente uno strano scricchiolio e dei lamenti. È terrorizzato all’idea che qualcuno possa vederlo ridotto in quel modo, ma la curiosità di sapere chi ci possa essere all’interno del vascello è maggiore della sua paura.
L’atmosfera nel relitto era inquietante: il rumore dell’acqua contro il legno creava un suono frastornante, il pavimento scricchiolava e sembrava si rompesse camminandoci sopra, l’odore di mare marcio faceva quasi vomitare, ma Kevin ormai doveva assolutamente scoprire chi ci fosse.
Improvvisamente sente una debole voce che chiede aiuto. Kevin non sa se credere a quello che ha sentito, se è solo immaginazione o se è una voce registrata. Risente di nuovo la voce, che chiama più forte; allora Kevin grida: “Chi è?” La voce proviene dal sottoscala della nave, una zona buia, umida e spaventosa. Da un piccolo buco sul pavimento riesce a vedere la faccia di una ragazza che gli dice di essere incastrata e di non poter uscire. Gli serve una corda per portarla fuori.
Kevin sotto le ascelle aveva dei peli lunghissimi, pungenti, spessi e robusti che non aveva mai tagliato. Gli viene allora in mente che può fare delle trecce con i suoi peli così da liberare la ragazza facendola aggrappare ad esse come a liane. Il dolore è forte, sente strapparsi la pelle, ma riesce a trarre in salvo la ragazza e rimane stupito perché la ragazza assomigliava a sua mamma.
I peli lunghi e folti che molti avrebbero tagliato a lui sono serviti per salvare una persona.
Racconto di Giacomo Lanfranchi, II E