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Una volta per tutte

Non ho ancora ben chiaro il perché… Ma sì… Mi piacciono le lame, i coltelli e tutto ciò che può tagliare. Soprattutto mi piace tagliare… Mi piace l’idea di passare le lame su qualcosa e farla a pezzi.

Quel giorno ero arrabbiato con il mondo intero, e bastò quel: “Sta zitto idiota! La tua opinione non conta nulla!” a farmi sfilare il mio machete e usare tutta la forza che avevo per far scorrere la lama sul fragile collo di Thomas. Vidi il corpo cadere a terra e dopo una frazione di secondo lo seguì la testa: non aveva fatto in tempo a chiudere gli occhi, che ancora mi fissavano immobili. Il machete era tutto sporco di sangue e anche il pavimento. Dentro di me regnava un’infinita soddisfazione e altrettanta felicità. Pulii l’arma e scappai.

Non fu l’unica volta che uccisi, fu soltanto la prima di una lunga serie. L’ultima volta che uccisi fu indimenticabile, avevo architettato l’omicidio per settimane. Avevo tenuto d’occhio la mia vittima, ne avevo scrutato e memorizzato le abitudini. Era tutto perfetto, ed il giorno era arrivato. Ero riuscito ad entrare furtivamente nella sua grande villa assicurandomi che nessuno mi avesse visto. Lo aspettavo dietro la porta. L’attesa non fu molto lunga e quando il mio sguardo incrociò il suo, gli trafissi il torace con il mio puukko. Quando lo sfilai dalla sua carne i particolari bianchi sull’impugnatura nera erano macchiati di sangue e la lama luccicava nel buio più totale. Le mie labbra si inarcarono ed iniziai a ridere, ridere e ridere. Ero felice, felice come un bambino alla vista di un cono gelato. Quando il mio ghigno cessò, estrassi dal mio zaino due piccoli chiodi del diametro di cinque millimetri e lunghi venti centimetri ed un trapano. Puntai un chiodo nella cavità oculare sinistra e con il trapano lo fissai alla parete della camera da letto. Poi feci la stessa cosa con il destro, ma dovetti ripetere l’operazione un’altra volta perché il chiodo mi era scivolato. Finalmente ci ero riuscito. Lo avevo ucciso una volta per tutte. Il sorriso mi arrivava fin quasi alle orecchie.

Fui fiero di me stesso.

 

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