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Una settimana con Dante, all inclusive

“Per me si va nella città dolente, per me si va nell’etterno dolore…”

Partendo da questi versi dell’Inferno di Dante, l’autrice confida al foglio tutti i particolari che ha focalizzato dell’opera più bella e grande che ha eternato Dante Alighieri e immagina di essere anche lei in viaggio con lui.*

 

Per me si va nella città dolente, per me si va nell’ etterno dolore” sono i primi versi del terzo canto della Divina Commedia, in cui si descrive l’entrata per l’Inferno; infatti Dante trascrive le parole incise sulla porta dell’entrata, parole che incutono non poca paura.

Ma chi è questo Dante Alighieri? Fu uno dei massimi rappresentanti del Dolce Stil Novo, scuola letteraria nata a Bologna, che vede la donna come una figura angelica. Dante è anche uno dei rappresentati dei Guelfi Bianchi, distintosi durante lo scontro con i Guelfi Neri. In conseguenza di questo scontro, però, Dante viene esiliato e per questo ha il tempo di dedicarsi alla sua più famosa opera: la Divina Commedia. Come tutti gli stilnovisti perciò si ispira ad una donna: Beatrice. Dante se ne innamora al loro secondo incontro: all’età di diciotto anni. Però i due non si possono sposare perché lei muore molto giovane all’età di solo ventiquattro anni. Il padre di Dante decide di farlo sposare con una donna scelta da lui.

Nella Divina Commedia Dante racconta del suo viaggio immaginario nei tre regni dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso. Questo viaggio, iniziato l’8 aprile del 1300, dura una settimana, ma è solo il frutto dell’immaginazione di Dante. Durante la stesura, lo scrittore, prende in considerazione delle teorie che in quel periodo si ritengono vere, come quella geocentrica, anche se alcune di queste le interpreta a modo suo.

L’ opera inizia con Dante perso nella selva oscura, rappresentazione dello smarrimento della diritta via di Dio. “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita”: sono i primi tre versi del primo canto della Divina Commedia, che è divisa in ben cento canti: trentatré dell’Inferno, trentatré del Purgatorio e trentatré del Paradiso, più un centesimo canto introduttivo. Dopo aver superato la selva oscura ed aver incontrato Virgilio, la sua guida, Dante giunge all’entrata dell’Inferno che secondo lui è una grossa voragine a forma di cono rovesciato. L’Inferno infatti è stato formato dalla caduta dell’angelo Lucifero dal Paradiso che, scontrandosi contro la Terra, forma questa grossa voragine.

L’Inferno è visto da Dante come il luogo della paura, del terrore e del dolore che viene popolato dalle anime dei dannati che in vita hanno commesso degli atti impuri. L’Inferno, infatti, è diviso in nove cerchi dove sono posizionati i dannati in base al peccato compiuto in vita. Più l’atto è grave, più si scende di cerchio. Dante durante il viaggio nell’Inferno incontra diversi personaggi come quello di Caronte, vecchio barcaiolo dai capelli e barba bianchi e dagli occhi di fuoco, che scorta le anime dei dannati da una sponda all’altra del fiume Acheronte. Oppure come i personaggi di Paolo e Francesca, due innamorati che in vita si sono lasciati travolgere dalla passione, ed ora scontano le loro pene insieme.

Dopo aver attraversato tutto l’Inferno, Dante giunge al Purgatorio che viene rappresentato come un’alta montagna posta su un’isola nell’Emisfero Australe. La montagna è divisa in cornici dove sono poste le anime delle persone che prima di morire si sono pentite e che, scontando delle penitenze, possono entrare nel Paradiso. Secondo Dante il Purgatorio è il luogo del silenzio, della quiete e della pace in cui le anime scontano le loro penitenze in silenzio.

Dopo aver attraversato il Purgatorio giunge al Paradiso Terrestre che si trova sulla cima del Purgatorio. Dante lo vede come il luogo della felicità e calma, dove le anime possono riposare in pace, in eterno, senza alcun disturbo. Questo luogo è visto come un vasto giardino sempre rigoglioso e verde. A questo punto Dante viene scortato da Beatrice attraverso i cieli e con San Bernardo da Chiaravalle fino a Dio, la sua salvezza.

Il finale della Divina Commedia ci fa capire che il viaggio compiuto da Dante è un viaggio verso la salvezza, in cui Dante viene purificato da tutti i mali compiuti.

 

*La stesura di questo articolo è stata curata dalla docente prof.ssa Mariangela Magni

 

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